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La desalinizzazione è davvero la soluzione?

È possibile trasformare l’acqua dei nostri mari in acqua potabile grazie ad una tecnologia consolidata e impiegata in diverse parti del mondo: la dissalazione o desalinizzazione, processo che permetterebbe di far fronte alla domanda di acqua potabile. Tuttavia, non mancano discussioni e dubbi sui possibili impatti ambientali di questa procedura.

La desalinizzazione è un processo che permette la rimozione del sale dalle acque in modo da ottenere acqua a basso contenuto salino, poi destinata ad uso alimentare o industriale. Ciò è possibile tramite uno strumento chiamato dissalatore, che grazie al processo di osmosi inversa libera l’acqua da sali ed impurità.

Con l’aumento della popolazione e la crescente scarsità d’acqua è incrementato anche l’uso di questa pratica, considerata un modo per rispondere alle sfide legate ai cambiamenti climatici che hanno evidenti ripercussioni anche sulle risorse idriche.

Oggi, i consumatori maggiori di acqua desalinizzata sono i Paesi del Medio Oriente, alcuni dei quali riescono ad avere un consumo di oltre il 50% di acqua dissalata. Ma anche altri Stati come le Maldive e Malta sfruttano ampiamente questo sistema.

I problemi legati al processo in oggetto sono relativi ai costi di implementazione e ai consumi energetici dello stesso. Ci sono poi i dubbi connessi alla produzione di salamoia tossica. Inoltre, la desalinizzazione implica criticità ambientali che non possono essere trascurate: la prima è correlata alla possibilità di utilizzo di combustibili fossili nel processo che aumenterebbero le quantità di emissioni di CO2; la seconda riguarda lo scarto finale della desalinizzazione che normalmente viene reimmesso nell’oceano, compromettendo l’ecosistema locale.

Questo processo genera quindi acqua reflua contaminata, due volte più salina dell’acqua marina. È necessaria perciò un’adeguata diluizione prima di disperderla nell’ambiente, così da tutelare gli ecosistemi marini e costieri.

Ecco perché, nonostante sia una buona risposta alla scarsità d’acqua, anche in Italia, permangono reticenze circa la possibilità di costruzione di questi impianti, soprattutto nel rispetto della nuova legge Salvamare che rende più difficile ottenere le autorizzazioni.

È quindi urgente trovare il modo di impiegare questa tecnologia attraverso l’uso di energia pulita e di un approccio circolare e la ricerca ha portato Sodai ad ottimi risultati in questo senso!