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Aspettative vs Realtà: l’impronta idrica globale

L’impronta idrica globale valuta i consumi idrici diretti ed indiretti usati sia nella fase produttiva che di consumo di un prodotto, per la produzione di ciascuno dei beni e servizi che utilizziamo. Può essere misurata per un singolo processo o per un’intera azienda e può anche fornire informazioni su quanta acqua viene consumata da un particolare Paese o, a livello globale, da uno specifico bacino fluviale o da una falda acquifera.

L’impronta idrica prende in considerazione l’uso diretto e indiretto dell’acqua di un processo, di un prodotto, di un’azienda o di un settore e comprende il consumo e l’inquinamento dell’acqua lungo l’intero ciclo produttivo, dalla catena di approvvigionamento all’utente finale.

Ha tre componenti: verde, blu e grigia, che, insieme, forniscono un quadro completo dell’utilizzo dell’acqua, delineando la fonte dell’acqua consumata, sotto forma di precipitazioni/umidità del suolo o di acque superficiali e sotterranee, e il volume di acqua dolce necessario per l’assimilazione degli inquinanti.

  • L’acqua verde è quella proveniente dalle precipitazioni che viene immagazzinata nella zona radicale del suolo ed evaporata, traspirata o incorporata dalle piante. È particolarmente rilevante per i prodotti agricoli, orticoli e forestali, è l’acqua piovana contenuta nelle piante e nel suolo sotto forma di umidità ed è importante in termini di risparmio di risorse idriche blu.
  • L’acqua blu è quella che proviene da risorse idriche superficiali o sotterranee ed è evaporata, incorporata in un prodotto o prelevata da un corpo idrico e restituita a un altro, o restituita in un momento diverso. In questo caso, il consumo è inteso come un prelievo di acqua che non torna intatto nello stesso luogo da cui è stato prelevato.
  • L’acqua grigia è quella dolce, necessaria per assimilare gli inquinanti e soddisfare specifici standard di qualità dell’acqua. L’impronta delle acque grigie considera anche all’acqua inquinata dai processi produttivi e rappresenta il volume di acqua dolce necessario a diluire gli inquinanti a un livello tale che l’acqua, nell’ambiente in cui l’inquinamento si è prodotto, rimanga al di sopra di standard di qualità locali.

L’impronta idrica è dunque la somma del volume di dell’acqua blu, verde e grigia richiesto per la produzione di beni e servizi.

La water footprint offre un’ampia prospettiva su come i produttori e i consumatori possono influire sull’utilizzo dell’acqua dolce. È una misura volumetrica del consumo e dell’inquinamento dell’acqua. Non misura quindi la gravità dell’impatto a livello locale, ma fornisce un’indicazione sulla sostenibilità spazio-temporale dalla risorsa acqua utilizzata per fini antropici.

Il progressivo aumento della popolazione mondiale, l’industrializzazione e l’espansione dell’irrigazione nella filiera agricola hanno determinato negli ultimi tempi una crescita esponenziale della domanda idrica per tutti i beni e i servizi legati all’acqua.

A fronte di tale situazione, tuttavia, si riscontra la diminuzione della capacità di approvvigionamento di acqua pulita a causa del crescente inquinamento degli ecosistemi di acqua dolce e delle falde acquifere, nonché dell’incremento stesso dell’utilizzo di acqua in tutti i processi produttivi ed industriali.

Questa realtà ha reso impellente l’esigenza di elaborare strumenti per garantire un uso più consapevole e sostenibile delle risorse idriche a livello mondiale.